La collezione di marionette Pallavicini
La collezione di marionette Pallavicini

La collezione di marionette Pallavicini

Il teatro Marenco accoglie negli spazi del ridotto la collezione privata di ventinove marionette donate alla città di Novi dalla famiglia Pallavicini; l’allestimento è stato realizzato grazie al sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo nell’ambito del bando "Luoghi della cultura".

La collezione di marionette Pallavicini

Il teatro Marenco accoglie negli spazi del ridotto la collezione privata di ventinove marionette donate alla città di Novi dalla famiglia Pallavicini; l’allestimento è stato realizzato grazie al sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo nell’ambito del bando "Luoghi della cultura".

La compagnia Pallavicini
La compagnia nasce ufficialmente nel 1899 quando, con il matrimonio di Clotilde Ajmino, di origine ligure, che aveva fatto esperienza di marionettista con il padre Luigi, nato a Genova, e i fratelli Antonio e Luigi detto Gigiu, sposa Raffaele Pallavicini (1874-1957), rampollo di una nobile e agiata famiglia dell’aristocrazia genovese, appassionato di teatro, che trova la sua strada dedicandosi alle marionette. La compagnia raggiunge il pubblico della Liguria e crea il personaggio di Baciccia, ricalcato sul modello del popolano genovese e riscuote un grande successo durante quasi tutti gli anni Venti, alla fine dei quali la direzione artistica passa nelle mani del ventiduenne Luigi, detto Gino (1906 -1968), unico figlio maschio di Clotilde e Raffaele. Gino si avvale della collaborazione di altri artisti: il piemontese Pierino Burzio e il genovese Bartolomeo Cevasco. Verso la fine del secondo conflitto mondiale, la compagnia si trasferisce a Novi Ligure, dove troviamo assieme a Gino, la moglie Tina e la madre Clotilde e il giovanissimo figlio Raffaele (detto“Fely”).
Nel 1945 l’intera Compagnia Pallavicini entra a far parte di una compagnia marionettistica messa in piedi a Genova da Mario Capello, autore della storica canzone genovese “Ma se ghe pensu”, con l’aiuto di Ermanno D’Ercole e Anna Toselli. Quando, dopo un anno, la nuova compagnia si scioglie, la famiglia Pallavicini riprende la sua attività, rivedendo il suo repertorio per adeguarsi alla concorrenza della televisione.
Intorno al 1960 Gino Pallavicini si ritira dalle scene e affida la compagnia ai figli Fely e Piero. Alla dipartita di Gino nel 1968, entrambi i fratelli abbandonano l'attività artistica e vendono gran parte del materiale della compagnia a collezionisti pubblici e privati.

Lo spettacolo di figura
Gli spettacoli di marionette sono una pratica antichissima che accomuna culture diverse a partire dalle marionette religiose nell'India del XI secolo a.C.
In Italia, fino al Rinascimento, il teatro di figura rappresenta storie religiose tratte dalla Bibbia, dalla vita di di Cristo e dalle vicende dei Santi. Nel Cinquecento si assiste a un progressivo affermarsi di temi mitologici e profani, presto condannati dalla Controriforma. A seguito dell'esodo degli artisti italiani che si sottraggono alla censura della Chiesa, gli spettacoli di marionette e burattini si diffondono in Europa. Le troviamo come forma di intrattenimento nelle case nobiliari del Settecento, con un ricco repertorio legato ai canovacci della Commedia dell'Arte. Nell’Ottocento nascono i primi teatri stabili con spettacoli di marionette, il cui linguaggio si colloca a metà strada tra il gioco raffinato dell'espressione colta e la ruvida spontaneità popolare caratteristica dei burattini.
Al culmine del successo, gli spettacoli di marionette prevedevano la collaborazione di provetti cantanti e orchestre, oltre alla presenza di sofisticati impianti scenografici che, già a partire dal Settecento, destavano la meraviglia del pubblico con trasformazioni a scena aperta, acrobazie ed effetti speciali, inconcepibili nelle dimensioni dei teatri di attori in carne ed ossa.
Il repertorio, sempre attento ai gusti del pubblico, arrivava a presentare fino a un’ottantina di personaggi e comprendeva vari temi, da quelli religiosi e storici, a quelli ispirati al melodramma, a soggetti della cronaca e alla letteratura, dove erano e sono inseriti personaggi di “carattere” di ambientazione popolare e locale, come Baciccia e Gianduja.
Sul canovaccio del copione, il marionettista interveniva liberamente, con riferimenti all’attualità, come avveniva per la commedia dell’arte,

Le marionette
A differenza del burattino, che compare in scena solo con la testa e le braccia, la marionetta è una figura umana in miniatura, con un corpo in legno dotato di arti snodabili assemblati tramite snodi di metallo, tessuto o cuoio, che può essere vestito a piacimento. con costumi e accessori che lo caratterizzano, corrispondenti al carattere nobile e religioso dei ruoli che la marionetta tradizionalmente impersona, in netto contrasto con il carattere popolare del burattino.
Grazie a un sistema di fili che connette le giunture di ogni marionetta a una croce di legno, le figure entrano in scena, si muovono con movimenti fluidi ed eleganti. Il marionettista controlla i suoi personaggi dall'alto, dando a ciascuno di essi una voce diversa.
Giunto all'apice del successo, Raffaele Pallavicini era in grado di trasformare il timbro e la potenza della sua voce a seconda dei personaggi, moltiplicandola fino a recitare con dodici voci differenti.

Il restauro
La marionetta è un oggetto polimaterico che abbisogna di un continua opera di manutenzione per contrastare gli effetti dell’uso nel tempo; le marionette della collezione Pallavicini sono state recuperate con un criterio conservativo dal laboratorio delle scuole Pie di Genova, che hanno proceduto a lavori di pulitura, di reintegro delle lacune e di fissaggio del colore e con la ricostruzione delle parti lignee perdute. Gli incastri lignei mancanti sono stati ricostruiti utilizzando resina epossidica bicomponente, i perni metallici sono stati riposizionati e le cinghie in tessuto rinforzate con una foderatura in tela di poliestere. Sulle vesti è stato eseguito solamente un intervento di manutenzione: i tessuti originali sono stati vaporizzati e fatti asciugare su imbottiture morbide per ridonar loro una forma armoniosa

Baciccia
Nato da un’idea di Raffaele Pallavicini è il personaggio di Baciccia, che non appartiene alle maschere della Commedia dell’Arte, ma una è una macchietta che ritrae il popolano genovese imborghesito e bonaccione. Indossa calzoni grigi, la giacca e il camiciotto arabescato, con la cravatta rossa e il berretto in calza di lana (u gàzzu), sempre pronto a sfamarsi con un piatto di tagliatelle al pesto. E’ il piccolo che vince sul grande e, parlando in dialetto, si fa portavoce delle aspirazioni e dei valori degli spettatori che in lui si riconoscono.
La marionetta in mostra nel ridotto del Marenco è una copia della figura animata dai Pallavicini, che nel 1968 fu sepolta insieme a Gino nella tomba di famiglia a Cassano Spinola.